Se conosceste Barbara Magalotti dell’Associazione Laboratorio Solidale, la sua determinazione e la sua esplosiva umanità avreste già donato fondi per il suo progetto attraverso il portale riminese di crowfunding www.eticarim.it .
Quale progetto? Si chiama Casa Solidaria e sta nascendo per sostenere l’acquisto di tutte le attrezzature necessarie a dar vita ad una vera e propria nuova azienda agricola che sappia favorire la riabilitazione e il reinserimento degli ex detenuti, del carcere di LaPaz in Bolivia, nel tessuto sociale e lavorativo.
Barbara opera da anni nel carcere boliviano con il Centro Educativo ‘Alegria’, uno spazio protetto per gli oltre 300 figli di detenuti costretti a seguire i loro genitori nella struttura detentiva.
Alegria è uno spazio educativo, di stimolazione cognitiva (giochi di gruppo, giochi didattici, dinamiche di gruppo, ecc.) e sostegno scolastico quotidiano, di attenzione medico-sanitaria e psicologica, di promozione di attività creative e di laboratorio.
Ma oggi Barbara ed i suoi collaboratori vogliono fare ancora di più.
La condizione di detenuto in Bolivia rappresenta oltre alla privazione della libertà una impossibilità futura di reinserirsi onestamente nel tessuto sociale e lavorativo della comunità, questo sia per difficoltà individuali sia per l’etichettamento della società che li spinge sempre di più alla marginalità.
Casa Solidaria perciò vuole diventare una azienda agricola per favorire la riabilitazione e il reinserimento degli ex detenuti nella difficile società boliviana. Questa sfida è iniziata nell’Agosto 2015 con l’acquisto di un terreno di 10 ettari, nella regione delle Yungas, per poter dare il primo passo alla realizzazione dell’azienda e ad una attività di Turismo Responsabile insieme alla comunità locale, dove proporre corsi di formazione professionale e percorsi occupazionali che li accompagnino verso il loro nuovo percorso di vita.
Il progetto Casa Solidaria ha già raccolto più di 15.000 euro di donazioni per acquistare le prime attrezzature necessarie a lavorare la terra, ma completare il progetto richiede ancora tante risorse e per questo la raccolta fondi prosegue per consentire la realizzazione delle strutture abitative e ricettive utili che lo completeranno
Metti anche tu un mattone per costruire Casa Solidaria: ci aiuterai a prendere per mano e a ridare speranza a chi l’aveva persa, a chi cerca la sua nuova VITA!
Visita www.eticarim.it e fai la tua donazione!
Contatti:
LABORATORIO SOLIDALE
Associazione di Volontariato
www.laboratoriosolidale.org
Dal diario di un detenuto nel carcere di LaPaz – Bolivia:
“Il tempo si ferma mentre salgo la scalinata scassata del dormitorio, ogni scalino è lungo anni della mia vita, una vita passata per lo più tra queste mura fradicie di umidità dove non sono mai stato in silenzio, ho sempre fatto “domande” e questo, forse, ha rinchiuso la mia vita nella frustrazione delle risposte e nella violenza del potere che mi ha sbattuto dentro.
Ho aperto la “borsa buona”, quella dove custodisco gelosamente i ricordi della mia vita, il mio libro di poesie, un cd di musica, i miei appunti, una foto. Dentro ci sono anche i vestiti che aspettavo di mettere da mesi, lavati e ben riposti per salutare con dignità questa fogna che chiamano carcere. A vivere, così come a morire, ci si va come Dio comanda, sarà per questo che in tutti quei film sulle carceri, chi sta per uscire si rade per bene, si fa la doccia e si mette i vestiti buoni! Non posso fare a meno di sogghignare e quasi mi sgozzo mentre mi rado, pensando che, nei film americani, per i criminali c’è sempre una bella stangona con minigonna e tacchi da capogiro che aspetta dall’altra parte, mentre stasera farò una bella entrata (o meglio uscita) nella Plaza San Pedro, completamente vuota e silenziosa….solo.
Raggiungo il patio centrale trascinando le mie cose raffazzonate alla buona. C’è un folto gruppo di amici, che sfidando l’oscurità del Penal de San Pedro di questa bagnata sera di Gennaio, mi aspettano per regalarmi un ultimo abbraccio da “recluso”. Felicità e paura di non farcela, iniziano una strana danza dentro la testa, fino al cuore, che batte per sfondare la cassa toracica, come a cercare anche lui la sua libertà….la libertà, un pezzo di carta, una pacca sulla spalla del tenente alla porta…. e un desiderio che riempie il silenzio e il vuoto di quella maledetta piazza: VIVERE!
Questa volta spero di farcela.”